«Trent’anni di follia?»

Editoriale del Trieste Photo News di Marzo / Aprile 2013

Un caloroso augurio al nostro Presidente!!

Mercoledì 27 marzo festeggeremo i 30 anni di Presidenza del nostro Fulvio Merlak, le sorprese non mancheranno, dite pure a casa che farete un po’ tardi e che non vi aspettino per cena!!!!!

Un trentennio!
Sembra ieri, e invece è già passato un trentennio! Mamma mia, come passa il tempo: ventisei marzo millenovecentottantatre – ventisei marzo duemilatredici: tre decadi, un’avventura avvincente e coinvolgente, un mare di ricordi, alcuni nitidi, altri meno! Trent’anni vissuti con passione. Oggi è davvero emozionante rovistare nel cassetto della memoria, frugare e veder emergere ricordi sospesi, leggermente sbiaditi ma ancora presenti, ancora vivi.

«Se non fosse stato per nonna Eliza, venuta da lontano ad illuminare gli angoli bui del mio passato, e per le migliaia di fotografie che si sono accumulate nella mia casa, come potrei raccontare questa storia? Dovrei forgiarla con l’immaginazione, senz’altro materiale che i fili elusivi di tante vite altrui e qualche ricordo illusorio. La memoria è invenzione. Selezioniamo il materiale più brillante e quello più buio, ignorando ciò che è fonte di vergogna, e così tessiamo il grande arazzo della nostra vita. Per mezzo della fotografia e della parola scritta cerco disperatamente di sconfiggere la fuggevolezza della mia vita, di catturare gli attimi prima che svaniscano, di rischiare la confusione del mio passato. Ogni istante si dissolve in un soffio trasformandosi immediatamente in passato, la realtà è effimera e transitoria, pura nostalgia. Con l’aiuto di queste fotografie e di queste pagine tengo vivi i ricordi; sono il punto fermo di una verità labile, che è pur sempre verità, attestano che questi eventi hanno avuto luogo e che questi personaggi sono transitati per il mio destino: Grazie a loro posso far resuscitare mia madre, morta quando vidi la luce, le mie agguerrite nonne e il mio saggio nonno cinese, il mio povero padre come anche altri anelli della lunga catena della mia famiglia, tutti di sangue misto e appassionato. Scrivo per sciogliere gli antichi segreti della mia infanzia, definire la mia identità e creare la mia leggenda. Alla fine l’unica cosa a cui possiamo attingere a piene mani è la memoria che abbiamo intessuto. Ognuno sceglie la tonalità con cui raccontare la propria storia; a me piacerebbe la chiarezza durevole di una stampa su platino, ma niente nel mio destino possiede tale luminoso requisito. Vivo tra gradazioni sfumate, velati misteri, incertezze; la tonalità con cui raccontare la mia vita si accorda meglio a quella di un ritratto in seppia… » [tratto da “Ritratto in seppia” romanzo della scrittrice cilena Isabel Allende (Lima, 1942) pubblicato in Italia dalla Feltrinelli Editore nel 2003]

Già… la memoria, le reminiscenze… i ricordi sono veramente l’unica cosa alla quale possiamo attingere a piene mani. E la fotografia ci aiuta a farlo. La ricostruzione del passato si compie attraverso il recupero delle cose, le più varie… documenti, testimonianze, certificati, lettere… fotografie. «La fotografia è per sua natura un po’ sentimentale, in quanto una foto può fissare solo un breve attimo, di solito una frazione di secondo; per cui, facendola, sappiamo bene che l’attimo rappresentato è trascorso: stiamo guardando un passato che non esiste più. Ogni immagine è quindi un ricordo, e niente più della fotografia ci dimostra la fragilità del tempo, la sua natura esile e fuggevole» Ryszard Kapuscìnski, giornalista e scrittore polacco (Pinsk, 1932 – Varsavia, 2007, una laurea honoris causa ottenuta nel 2006 presso l’Università di Udine).

«Se non fosse stato […] per le migliaia di fotografie… » ora non sarei qua a ricordare questi trent’anni di presidenza del Circolo. In fondo la fotografia è soprattutto un’occasione, un’opportunità per comunicare, per diffondere idee ed esperienze, per conoscere, per osservare e per capire, per confrontarsi e per ragionare, per evocare ricordi e per… fermare il tempo. «Non mi sono mai chiesto perché scattassi delle foto. – diceva Robert Doisneau (Gentily, 1912 – Montrouge, 1994) – In realtà la mia è una battaglia disperata contro l’idea che siamo tutti destinati a scomparire. Sono deciso ad impedire al tempo di scorrere. È pura follia»

Trent’anni di follia, dunque? Trent’anni vissuti in modo dissennato? No! Non credo proprio! Il tempo non si può fermare, neanche la fotografia ci può riuscire. Però la fotografia può aiutarci a viverlo bene, può aiutarci a non farlo scorrere invano. L’importante è godere di quello che essa ci può dare, rammentando che non è il tempo impegnato ad angustiarsi per il passato oppure quello trascorso a rincorrere il futuro a dare importanza all’esistenza, ma è l’esistenza vissuta nella voglia di compiacimento per il presente a dare importanza al tempo.

Fulvio MERLAK

 

 

 

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