Il Fuoco della natura

Editoriale del Trieste Photo News di Maggio / Giugno 2012

Da sabato 11 febbraio a lunedì 9 aprile 2012  (lunedì di Pasquetta) il prestigioso (e  complicatissimo) contenitore culturale del  Salone degli Incanti, ex Pescheria di Riva  Nazario Sauro, a Trieste, ha ospitato la prima  grande rassegna (almeno per quanto  concerne la sua recente storia) dedicata  all’Arte Contemporanea di livello  internazionale.

Si è trattato di una mostra  composta da dipinti, sculture, video,  installazioni, ma anche e soprattutto da  fotografie, di ottantadue Artisti provenienti da  diciotto diverse Nazioni (Australia, Cile,  Cuba, Germania, Giappone, Gran Bretagna,  Israele, Italia, Macedonia, Messico, Paesi  Bassi, Polonia, Russia, Slovenia, Spagna,  Stati Uniti, Svezia e Svizzera).
Una mostra  promossa e realizzata dall’Assessorato alla  Cultura del Comune di Trieste (anzi, per  meglio dire, dall’ex Assessore Andrea  Mariani), e curata da Marco Puntin (cofondatore  e co-proprietario, assieme alla  compagna Cristina Lipanje, della Galleria  LipanjePuntin di Via Diaz 4, uno dei primi  spazi italiani dedicati alla fotografia d’artista),  e da Jonathan Turner (curatore e critico  australiano che da ormai venticinque anni  vive tra Roma e Sydney).

Orbene la  rassegna, dedicata alla bellezza, alla  grandezza e all’armonia della natura, si  presentava come una sequenza di opere, per  la maggior parte di grande formato, che  andavano (per citare soltanto alcuni dei lavori  fotografici) dalle classiche immagini in bianco  e nero di maestri come Ansel Adams, Robert  Mapplethorpe, Mario Giacomelli, Gianni  Berengo Gardin, Piergiorgio Branzi o dei  corregionali Elio Ciol e Sergio Scabar, ai  “ritratti animali” di Andrew Zuckerman e di  Daniel & Geo Fuchs, o ancora ai paesaggi  montuosi di Olivo Barbieri, di Giorgia Fiorio,  della “polacca triestina” Monika Bulaj e di  Luca Campigotto, senza dimenticare gli  intensi cromatismi di Franco Fontana, le  visioni vulcaniche di Nan Goldin o lo  spericolato volteggio di un ginnasta sulle  corna di un cervo nell’opera del macedone  Robert Gligorov.

E poi le opere dei maestri  americani della Pop Art, Robert  Rauschenberg e James Rosenquist, il  carboncino su carta dell’artista newyorkese  Robert Longo e tanto, tanto altro. Arte  Contemporanea, Arte dei giorni nostri, di  un’epoca in cui non esistono scuole e  correnti artistiche dominanti. Sentiamo cosa  hanno detto in proposito i due Curatori.  Marco Puntin: «L’arte Contemporanea è  quella cosa là, che noi collochiamo  idealmente un po’ più in alto, che si pone  delle domande e si dà delle risposte, ma che  alla fine non arriva mai da nessuna parte.  Potrebbe essere un goal di Sanchez  dell’Udinese, un sorpasso di Valentino Rossi,  o un piatto di Tomaz Kavcic. Ma anche un  armadio o un orologio di Carlo Bach o  ancora la sedia di Antonio Pio Saracino. Ma  finché rimane un prototipo.» E poi Jonathan  Turner: «Vita in un certo senso. Io non  distinguo la vita dall’Arte Contemporanea  perché sono parte della stessa cosa: assumo  ossigeno allo stesso modo in cui mi nutro di  Arte.

L’Arte Contemporanea vive tutti i giorni,  ed è onesta, discreta e contiene anche un po’  di assurdità. La vita è straordinariamente  assurda e lo è anche l’Arte Contemporanea  che è piena di sorprese e cose  assolutamente contraddittorie. Questo è il  bello di tutte e due. La vita include soprattutto  l’Arte Contemporanea esprime, come  dovrebbe fare anche la vita, la gioia di  tutte le arti, il cibo, il cinema, la musica, lo  sport. Ormai tutte le discipline sono  mischiate.  E soprattutto l’Arte Contemporanea esprime,  come dovrebbe fare anche la vita, la gioia di  vivere.»

Ecco, dovessi formulare una  valutazione, direi che la mostra del Salone  degli Incanti era straordinariamente  modellata sul pensiero dei suoi due Curatori.  Ma comunque sia, per Trieste, si è trattato di  una mostra di grande spessore, una mostra,  a voler essere ipercritici, un po’  “accomodata” (ma da questo punto di vista,  la struttura espositiva del Salone ha le sue  belle responsabilità). Ciò nondimeno, è stata  una rassegna come, da tanto, troppo tempo,  non eravamo più abituati a vedere nella  nostra Città.

FULVIO MERLAK

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