Inaugurazione “Sui tetti di Teheran” mostra fotografica di Pietro Masturzo

Mercoledì 19 novembre alle ore 18:30 presso la Sala Mostre Fenice, nell’ambito di Trieste Photo Days, festival internazionale di Fotografia, la sezione Fotografia del Circolo organizza: 

“Sui tetti di Teheran” mostra fotografica di Pietro Masturzo 

Vincitore del World Press Photo of the Year 2009 (secondo Italiano dall’istituzione del Premio nel 1955), Masturzo dedica i suoi scatti alla documentazione della protesta femminile sui tetti della capitale iraniana Teheran, dopo la rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad nonostante i notevoli indizi di brogli elettorali. 

 

Gli orari di apertura della mostra sono i seguenti:

Lunedì – Venerdì: 10.00 – 11.30 e 17.00 – 19.00



Trieste Photo Days: www.triestephotodays.com

Trieste Photo Days 2014

 

Il 12 giugno 2009 in Iran si sono svolte le elezioni presidenziali. Elezioni fortemente contestate che hanno visto, a trent’anni dalla cacciata dello Scià, il popolo iraniano organizzare il proprio dissenso con manifestazioni di protesta. Queste manifestazioni, come riportato da notiziari televisivi e programmi di approfondimento, sono state duramente soppresse dal regime iraniano. Ma di notte i dissensi di piazza hanno lasciato il posto ad una contestazione differente, una protesta che è nata dall’alto della città. Alle ventidue in punto gli abitanti di Teheran si raccoglievano sui tetti delle rispettive abitazioni e, al grido di “Allah u Akbar” e “Makbar diktator” (“Allah è grande” e “Morte al dittatore”), esprimevano il loro dissenso e la loro angoscia verso un regime sanguinario e dittatoriale. Pietro Masturzo, giovane fotografo napoletano, è salito su quei tetti per condividere e documentare la protesta. L’autore ha affrontato il tema con uno stile straordinariamente contemporaneo e raffinato, alternando gli sguardi oggettivi sulla città ad immagini decisamente personali, quasi delle sensazioni. Ha ritratto le persone come fantasmi, schiacciati contro le balaustre ed abbassati sui tetti per non farsi riconoscere dalle milizie governative. Così gli Iraniani hanno affidato al cielo ed alla notte la loro inquietudine, certi di una giustizia superiore. Con grande maestria Pietro ci ha illustrato la situazione di precarietà e di pericolo di chi decideva di affrontare il regime. Tutta l’angoscia e la tensione sociale ora traspare da queste figure umane, mosse e sfocate, trasformate così in spiriti che si perdono in cieli notturni dai colori lividi ed irreali di una Teheran che vuole cambiare.

Davide GROSSI

 

Pietro Masturzo nasce a Napoli nel 1980. Durante gli anni dell’Università si avvicina alla Fotografia che diventa il suo strumento espressivo e documentaristico. Al conseguimento della laurea in Relazioni Internazionali, si trasferisce da Napoli a Roma per studiare Fotografia in maniera più approfondita. Inizia a collaborare prima con l’Associated Press e poi con diverse altre Agenzie fotogiornalistiche, pubblicando le sue foto sulle maggiori testate nazionali. Appassionato osservatore del mondo e delle sue culture, con uno sguardo sempre attento alle dinamiche internazionali, realizza costantemente reportage in paesi caratterizzati da governi dittatoriali, come Iran, Birmania, Egitto e Libia. Da diversi anni porta avanti un progetto sull’instabilità geopolitica della zona caucasica e sulle relative conseguenze sulla popolazione. Nel 2009 si classifica secondo al “FotoLeggendo” di Roma e partecipa alle selezioni finali di “Portfolio Italia” con “Sui tetti di Teheran”, un lavoro sulle proteste in Iran all’indomani delle elezioni presidenziali. Nel 2010 è proclamato vincitore del World Press Photo con una delle immagini tratte da quel lavoro, mentre l’intero portfolio ottiene il 1° Premio nella categoria “People in the News”. Dal 2011 Masturzo è membro dell’Agenzia “OnOff Picture”.

Quattro chiacchiere al bar (seconda parte)

Editoriale del Trieste Photo News di Novembre / Dicembre 2014

Il cielo è terso e i raggi del sole bruciano l’aria. È ancora presto ma la spiaggia è già gremita di bagnanti. Inaspettatamente una leggera brezza marina si leva da sud rendendo meno opprimente la calura afosa. Tutt’attorno ombrelloni coloratissimi, sdraio, lettini e asciugamani allungati sulla sabbia. Al largo alcune barche a vela sembrano navigare con l’intento di completare uno scenario delizioso che evoca ricordi lontani, memorie di altre estati assolate e di spensierati passatempi in riva al mare. Un breve, nostalgico tuffo nel passato. Giusto il tempo per assaporarne la sensazione e poi la mia conversazione con Giuliano de Sylvula riprende virando su un nuovo argomento.

Fulvio: «La fotografia in Italia sta vivendo un momento di particolare euforia. Lungo tutta la Penisola si stanno moltiplicando i festival, le esposizioni fotografiche, i dibattiti, gli incontri con i grandi Autori. È strano che ciò succeda in un momento di recessione economica, ma soprattutto è curioso che succeda in un Paese abitualmente disattento alla fotografia. E allora ti chiedo, che sta succedendo?»

Giuliano: «Sì è vero, la fotografia in Italia sta vivendo un momento di grande vivacità, ma nel contempo anche un momento di particolare contraddizione, perché negli ultimi anni, accanto all’ormai perenne latitanza istituzionale, si sono annesse le defezioni, in termini di disponibilità e di risorse, dei settori dell’editoria e della pubblicità. Sembra che la vitalità della fotografia italiana sia, ancora una volta, conseguenza della smisurata cultura visiva del Paese, nonché dell’entusiasmo e della dedizione del volontariato. In fondo è una storia che si ripete. Alla fine del secondo conflitto mondiale, durante gli anni della ricostruzione, l’associazionismo fotografico visse una stagione fondamentale per lo sviluppo della cultura fotografica nazionale. Ed è significativo che una storica di fotografia, preparata come Antonella Russo, sostenga che le tante associazioni sorte nel dopoguerra sotto l’egida della FIAF abbiano avuto il merito di affrancare la fotografia dall’influenza delle altre arti, in quanto linguaggio del tutto autonomo. Oggi, pur con tutti i doverosi “distinguo”, succede qualcosa di analogo. Gran parte della vitalità a cui assistiamo è supportata dalla passione e dalla generosità dei Circoli Fotografici che, in qualche modo, cercano di supplire alle deficienze delle amministrazioni. L’esempio più evidente è quello delle scuole. In Italia sono pochissime le strutture pubbliche che rilasciano un diploma di secondo livello in fotografia; viceversa esistono tantissime scuole di fotografia private e innumerevoli meritorie organizzazioni formative amatoriali. Del resto non è una novità che nel nostro Paese si riscontrino notevoli carenze in ambito didattico statale. E il mancato insegnamento della fotografia, che (con i suoi 375 miliardi di immagini scattate solo nel 2011) è il medium più globale e più potente che esista al mondo, rappresenta una conferma inequivocabile dell’inadeguatezza dell’offerta formativa e culturale istituzionale. Peraltro una situazione simile si verifica anche nel campo dei festival e delle grandi mostre fotografiche, eventi che, spesso, troppo spesso, non sono supportati in modo adeguato da enti e amministrazioni pubbliche. Vivono grazie alla passione, alla disponibilità e alla competenza del volontariato. D’altronde oggigiorno quello che dovrebbe essere un assiduo dialogo fra privati e istituzioni assomiglia sempre di più a un mutismo deliberato e ostinato. E, come ebbe modo di dire nel corso di un’intervista Roberto Koch, fondatore e direttore dell’Agenzia Contrasto: “Non si può pretendere che il privato si sostituisca al pubblico nelle funzioni che competono a quest’ultimo.” Ma in Italia lo scambio di ruoli è frequente e non sempre a favore di un’auspicabile interazione. D’altra parte non c’è molto da stupirsi: il nostro è un Paese strano, un Paese in cui i comici diventano politici e sovente i politici si rivelano irresponsabilmente comici. Resta il fatto che, mentre in altri Paesi la presenza attiva dello Stato nella diffusione e nell’organizzazione di tutto ciò che concerne la fotografia si fa sentire, nel nostro no! È sufficiente un dato sintomatico per comprendere il fenomeno: il festival ”PHotoEspaña” di Madrid (oltre quattrocento artisti internazionali e più di cento mostre) può contare su un budget di quasi due milioni di Euro, di cui l’80% è di provenienza privata, ma il rimanente 20% (che corrisponde a quattrocentomila Euro) di derivazione statale. In Italia “Fotografia – Festival Internazionale di Roma” (tanto per comparare due realtà dislocate in due capitali europee), per quanto attiene alla partecipazione pubblica, può fare affidamento su un contributo comunale di appena ottantamila Euro. Certo in Italia ci sono problemi più urgenti da risolvere, ma se l’imbarazzante miopia della classe dirigente italiana continuerà a riflettersi negativamente su tutto ciò che ha attinenza con la cultura, allora non ci resta che sperare che la passione, l’entusiasmo e la professionalità del volontariato non vengano mai a mancare.»

…continua

FULVIO MERLAK

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Allestimento mostra di Ervin Skalamera in corso….

Condivido volentieri le foto di Scilla che testimoniano l’allestimento della Sala Mostre Fenice e la preparazione all’inaugurazione della mostra di Ervin SKALAMERA (da parte dello stesso Ervin, aiutato da Roberto e Morena).

Vi ricordiamo che la mostra dal titolo “Broadway: la strada dei sogni” si inaugurerà questo mercoledì 15 ottobre.

Vi aspettiamo numerosi.