«Paris Tendresse» Conferenza di Fabio Francescato

Modiano amava ripetere di aver sempre voluto “conoscere tutto ciò che era esistito, nel corso del tempo e per strati successivi, in una data zona di Parigi”. Brassaï, prima ancora di prendere in mano una macchina fotografica, nottambulo instancabile, aveva per anni curiosato in tutti i quartieri della città. Ora due grandi artisti si ritrovano in un libro che ripercorre quegli anni Trenta che precedettero la tragedia della guerra e del collaborazionismo. Modiano era nato a Boulogne-Billancourt, nell’agosto del 1945: non aveva quindi conosciuto quegli anni Trenta in cui Parigi era ancora “tendre”, né gli anni delle miserie e dei compromessi davanti al tedesco occupante. Aveva però dei genitori che in quel sottobosco meschino e tragico avevano navigato senza onore…

Lo ricorda una pagina dolente del suo romanzo Un pedigree: La madre – “Era una giovane donna dal cuore arido” – aveva collaborato a lungo con l’industria cinematografica tedesca ed aveva recitato, con un certo successo, per gli aviatori tedeschi ed i lavoratori della Todt. Il padre, ebreo, a lungo aveva trafficato con persone legate ad ambienti collaborazionisti ed all’esercito tedesco. Era sempre riuscito ad evitare i controlli della polizia… “Sono un cane che finge di avere un pedigree” ricorda Modiano, e la sua ricerca del passato che gli valse il premio Nobel nel 2014 non poteva non incontrarsi con quel grande fotografo che negli anni Trenta, munito della macchina fotografica, aveva fatto di Parigi la “sua” capitale. Erano anni in cui la vita poteva ancora essere “tendre”… Ricordando il grande amico di Brassaï, Modiano scrive: “Si, come diceva Prévert, nulla è come prima e tutto si è guastato. Il disco si è rotto. La guerra ha spezzato la ‘romance de Paris'”:

Sei anni dopo la morte di Brassaï, nel 1990, le Éditions Hoëbeke-Paris pubblicarono Paris Tendresse, che celebra tra immagini e parole quella “romance”. Nella copertina compariva la foto di una coppia di innamorati che si scambiavano un tenero bacio: “Al tavolo di un caffè, un uomo ha avvicinato il suo volto a quello di una donna che sorride. È sul punto di abbracciarla e i loro due volti si riflettono sui vetri. Ho creduto di riconoscere mio padre, per quei capelli neri incollati indietro e pieni di brillantina”.

Come il fotografo affida alle stampe le luci e le ombre che ha saputo cogliere, così fa lo scrittore. Il suo ultimo romanzo – Pour que tu ne te perdes pas dans le quartier – si apre, e non a caso, con una citazione di Stendhal: “Non posso dare la realtà dei fatti, posso presentare soltanto la loro ombra”.

Fabio FRANCESCATO

Presenti alla serata la Console di Francia a Trieste Christa Chiaruttini Leggeri, la presidente dell’associazione Italia -Israele Luisa Fazzini e il fotografo ungherese Gyula Salusinszky.

«Namibia» – Incontro con Valentino MORGANTE e Jacqueline DE MONTE

Mercoledì 20 aprile 2016

«Vi siete mai immaginati coinvolti in un viaggio avventuroso nella natura?»
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Avete mai sognato di liberarvi del tedioso lavoro in ufficio davanti ad una scrivania? Sì? Beh, qualcuno ha fatto di più, Valentino ha deciso di viverlo, forte di un grande amore per la natura e voglia di viverla nella sua vera dimensione, considerando la fotografia naturalistica un’espressione artistica con cui esaltare la bellezza della stessa e convinti che questo strumento creativo sia in grado di trasmettere vere emozioni, e possa contribuire alla sua tutela.
Valentino Morgante è nato e cresciuto in Malawi, dove fin dall’infanzia ha sviluppato un profondo amore per l’Africa e la sua natura selvatica. All’età di diciotto anni ha lasciato il Malawi per l’Italia, la sua madrepatria, dove ha potuto sviluppare la passione per la fotografia, concentrandosi soprattutto sulla fotografia in movimento. Ma il grande amore per l’Africa e la passione per la fotografia naturalistica non lo hanno mai abbandonato. Non basta! Ha fatto di più, ha voluto coinvolgere la persona che ama, Jacqueline. Anche lei è rimasta affascinata dagli spazi sterminati, dalle aree remote e incontaminate, dagli splendidi parchi e dal grande senso di libertà che l’Africa offre, e da Udine sono partiti alla volta del Continente.
E di loro che questa sera parleremo, del loro vivere in Namibia da oltre vent’anni, e del modo come documentano questo amore per questa terra, ed in genere per l’Africa Australe di cui conoscono ormai mille aspetti, forti della loro professione di guide turistiche e tour operatori nell’area. Questa sera conosceremo quindi l’anima di questi due fotografi e la loro attenzione alla vita che la natura esprime intorno a loro e che hanno immortalato e reso grazie al volume fotografico edito da Daniele Marson, editore regionale in Budoia, a cui va il merito di aver creduto nell’opera, libro che oggi vi verrà presentato e che troverete disponibile.
Alberto Angela, che “ha lavorato a lungo in Africa… in reportage e filmati…” coadiuvato molte volte da Vale e Jac, scrive nella prefazione del libro: «Valentino e Jacqueline sono riusciti… a catturare lo spirito dell’Africa con un click… I luoghi dove… lavoravamo erano quelli descritti in questo libro. Ed è con un indescrivibile piacere che, foto dopo foto, ho riassaporato esattamente quelle atmosfere… È stato come aprire la porta di una casa dove non si entrava da tanti anni… Anni di vita nelle parti più selvagge della Namibia e dell’Africa hanno consentito loro di catturare quello che agli occhi di altri sfugge. Me ne sono accorto quando durante le nostre riprese riuscivano a portarci in siti e luoghi che ti avvolgevano di un’atmosfera irripetibile. Nelle loro foto si sente perfettamente quel vento che muove le chiome delle acacie quando si è impegnati a scrutare l’orizzonte o il silenzio che avvolge in modo irreale i panorami della Namibia, o ancora l’eleganza dei passi degli elefanti, per non parlare della magica attesa attorno agli specchi d’acqua dove al tramonto si riflettono le sagome dei dominatori di un’Africa antica.» E lo ha detto il figlio di Piero Angela, che sa il fatto suo!
Patrizia ed io abbiamo voluto sperimentare le bellezze di questa terra, viaggiando in lungo e largo senza con ciò avere la pretesa di aver visto nemmeno un centesimo di ciò che Jacqueline e Valentino hanno potuto sperimentare, ma sicuramente capendo perché delle 105 foto che compongono il loro libro ben 25 siano di elefanti e 24 siano di paesaggio. Entrambi sono affascinanti, gli uni per quella eleganza che sembra impossibile a priori ravvisare nella mole, e gli altri per l’iconografica idea che le dune hanno avuto su di noi della Namibia stessa e molto altro ancora.
PAOLO PITACCO

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Confini 13 – Rassegna di Autori Vari

«La disponibilità di nuovi strumenti, la seduzione del post-moderno e la molteplicità dei media che caratterizzano la nostra epoca hanno allargato la visione di molti fotografi e stiamo assistendo al definitivo abbattimento dei confini tra la fotografia e le altre forme d’arte. “Confini” è la rassegna delle contaminazioni tecniche e linguistiche». Con queste parole venivano tracciate nel 2001 le linee guida di un progetto che oggi si conferma come un momento di verifica e di incontro con gli Autori che utilizzano la fotografia in modo creativo al di fuori dalle convenzioni.

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Giunta alla sua 13a edizione, “Confini” (www.confini.eu) è una vetrina sulla fotografia contemporanea, una realtà unica nel suo genere in Italia, ed è rivolta a quanti utilizzano il linguaggio fotografico per indagare le frontiere tra la fotografia e le altre forme di espressione artistica; in altre parole una rassegna sulla fotografia che non documenta e che spesso non rappresenta il reale, ma che riflette una dimensione personale e intima attraverso progetti composti da immagini fisse bidimensionali. Per gli Autori selezionati si tratta di un’occasione davvero unica per promuovere i loro lavori su tutto il territorio nazionale. “Confini” oggi rappresenta una rete nazionale di associazioni e gallerie di conclamata attendibilità nel settore della fotografia. “MassenzioArte” a Roma, “Polifemo Fotografia” a Milano, “Spazio Arte” a Pistoia, “VisionQuest” a Genova, “Sala Fenice” a Trieste, “L’Impronta” a Cosenza, “Galleria Luigi Ghirri” a Catania, “PhotoGallery” a Firenze e “CivicoCinque” a Venezia, costituiscono un cartello di spazi espositivi che non ha precedenti nel panorama italiano. “Photographers.it” e la rivista “Il Fotografo” sono i partner culturali della rassegna.

Quest’anno i cinque lavori prescelti sono:

Alessandra Calò,  NDT – No Destructive Testing

 

“NDT No Destructive Testing” di Alessandra Matia Calò (Reggio Emilia), una radiografia dell’albero genealogico dell’Autrice che indaga su vecchi racconti e riallaccia antichi legami all’interno dell’album di famiglia.

 

 

Silvio Canini, Città sommerse

 

“Le città sommerse” di Silvio Canini (Bellaria – Igea Marina RN), un “multi-universo”’ di mondi, di stati di tempo, di spazio, di luce e di ombra, che in qualche modo rappresenta un autoritratto dell’Autore alla ricerca di se stesso.

 

Luciano D'Inverno, Viaggio in Europa

 

“Viaggio in Europa” di Luciano D’Inverno (Napoli), un processo d’immaginazione, attraverso il quale l’Autore esprime il desiderio di percorrere l’intera Europa, fino a raggiungere il luogo concepito mentalmente.

 

Luca Palatresi, Darkness

 

“Darkness” di Luca Palatresi (Firenze), antologia d’identità nascoste di protagonisti che si deformano alla luce delle tenebre; impulsi reconditi, sogni inespressi, vite costrette in corpi che emergono dall′ombra mostrandosi al mondo.

 

Giovanni Presutti, Satori

 

“Satori” di Giovanni Presutti (Firenze), riproduzione metaforica di fiori e piante che diventano opere dalla forte impronta filosofica, in una fusione fra la religione orientale del Buddismo Zen e i fondamenti del mondo.

 

 

Fotografie di Renata Deganello